1987 - Baby record: Mixage, bimbomix, Rosvita

 



La Baby record nacque a Milano nel 1974 ad opera del discografico Naggar.
La Baby record nacque a Milano nel 1974 ad opera del discografico Naggar.
Certo, una piccola casa discografica non poteva competere con le grandi major e alla propria scuderia di artisti famosi e capì,quindi, che per avere anch'essa un posto nel mondo della musica doveva affidarsi non solo a volti e voci nuove ma soprattutto all' innovazione musicale e della comunicazione.

Grazie al maestro Vince Tempera che cpllaborava,(che avrebbe composto poi le canzoni di Goldrake, Daitarn III e Mork e Mindy e altre) scoprì Stephen Schlaks un maestro di piano che contaminava la sua musica con l'elettronica. Ebbe ub buon riscontro dal pubblico italiano. Dello stesso periodo Enzo Ghinazzi, un magazziniere dell'azienda, fu proposto come cantare e incidere col nome di PUPO successi come "su di noi" e "Gelato a cioccolato". Inizio' a scrivere testi anche lui per gli "artisti" della casa discografica.

La dirigenza della Baby Records ebbe la capacità di riscoprire non solo voci nuove ma anche talenti abbandonati da altre etichette, e questo gli permise un grande successo sia nella musica leggera che nella disco.
Capì la potenza mediatica della comunicazione e creo' video musicali per ogni artista con presenza a Sanremo.

Nel 1982 Naggar scoprì Gazebo e con a "I Like Chopin" arrivò a posizionarsi secondo nelle classifiche dei dischi più veduti in Europa dopo Flask Dance.
Nacque la Italo Dance!

Seguirono creazioni di cantanti (non artisti) italiani con nomi americani come Den Harrow (che non cantava neanche lui) Stefano Zandri, Rayan Paris (Fabio Roscioli),Spargo...insomma tutta la dance elettronica made in italy che riscosse tanto successo in quella nuova fetta di mercato quale la Mitteleuropa e i Balcani.

Reverberi per loro creo' i Rondo' Veneziano,( sigla usata da speciale tg1 e varie programmi dell'allora nascente mediaset)
Visto il successo artisti cantanti come Albano e Romina (Il ballo del qua qua, Felicità), Califano, Ricchi e Poveri.
Tra gli autori spiccano Daniele Pace (Squallor) e Reverberi.

Nel 1983 lanciò sul mercato le compilation Mixage (dove erano mixate tutte le canzoni italodance prodotte da loro e ascoltate da noi nei vari "Vacanze di Natale" e Bimbo Mix, canzoni per bambini mixate. Furono un successo commerciale clamoroso e andarono avanti per tutti gli anni 80! (chi non ha avuto le cassette?).

Come detto prima, la Baby R. che credeva fortemente al veicolo commerciale mediatico, con la nascita del network Junior Tv, nel 1987; insistette fortemente per creare uno spazio contenitore televisivo per bambini e ragazzi, alla pari di Bim Bum Bam, per promuovere i suoi artisti e i suoi prodotti per bambini.


Si affido' a Guido Manuli e nacquero Babino, Babina, Cin Ciao Lin (creato in realtà qualche anno prima per gli spot Mixage. Ricordate?...annunciava la parolaccia del giorno (COZZA!) e finiva con una lunga risata).
Manuli creò anche il coniglietto Junior che diventò il simbolo del network televisiva.

La regia dell'animazione dei cartoni era di Guido Manuli; i cartoni erano realizzati dallo Staff Baby Records.
La produzione era con la compartecipazione della Love & Business.
Molto interessante l'uso della videografica.
Non solo personaggi animati ma anche pupazzi in studio realizzati dalla Italo Cremona

La sigla di chiusura Rosvita era cantata dai doppiatori dei cartoni animati Raffaele Farina, Mario Scarabelli e Giancarlo Sessa.
Il programma era condotto dal Francese Jocelyn , all'epoca conosciuto per alcune trasmissioni di mediaset.
Purtroppo con l'avvento dei cd la baby record non riusci' a portare avanti le sue produzioni e cesso' di esistere.













1987_ La pubblicità per chi faceva pubblicità

Per chi ha fatto l'istituto d'arte come me, nella fine della decade '80 e l'inizio di quella dei '90, sa benissimo di cosa parlo quando dico: Rotring, Vittorio Martini, Schoeller, Newton ...sanno benissimo che mi sto riferendo a dei Brand professionali per prodotti dedicati alla grafica e all'illustrazione.

Sono gli stessi prodotti che si trovavano nelle agenzie pubblicitarie negli anni 80, prima dell'avvento del digitale: Squadrette Vittorio Martini, penne tecniche Rotring, Pennelli Da Vinci ma  e via di seguito. Mettiamoci poi gli strumenti di fotocomposizione, stampa, aerografi per l'illustrazione e il ritocco fotografico, la carta e il cartone per pack e installazioni e tanto altro.
Sfogliando gli annuari di ADV ' 80 per il mio blog sulla comunicazione di quegli anni mi sono accorto che, alla fine dei volumi, c'era una sezione pubblicitaria per gli addetti ai lavori. Pubblicità che non passava per l'editoria popolare o la tv ma che sono ugualmente belle e creative (alcune)...
Troviamo la pubblicità, adesempio, del signor Carini che aveva aperto la carini advexpress che forniva materiale grafico ( penne, pennelli, squadrette, aerografi ecc ecc ) e li consegnava direttamente in ufficio. Pubblicità della Protech che offriva la comodità dell'alternativa alla penna rapidograph senza dover caricare con la cartuccia di inchiostro o la paura che si seccasse la punta. Pubblicità delle cartiere che offrivano le migliori prestazioni per le esigenze del grafico ( Burgo e Fedrigoni). Molto bella la comunicazione della Du Point che per illstrare il proprio ingegno creativo si affida ad una vignetta del cavernicolo che ha inventato la ruota con il seguente clame " Adesso lavorerebbe per noi". Geniale! E in piu' con il seguito:" e adesso si sta laureando in elettronica. Era il 1987 e si respirava il futuro del digitale che sarebbe arrivato da lì a pochissimo.( il mio primo lavoro in Corel Draw l'ho fatto il 1992...ed era gia la versione 3.0). Infatti Troviamo anche la pubblicità della 3m che offriva " Scansioni a colori" che all'epoca non ci si poteva permettere in un ufficio...Odio l'effetto nostalgia che molti farabutti usano per qualche like in più sulla propria pagina social. Lavoro in digitale per i miei lavori di grafica e illustrazione ma devo dire che ogni tanto un po' di nostalgia per il profumo di inchiostro,carta penne e pennelli viene anche a me...

Armando Borrelli











1984 - La Nascita del Piccolo Mugnaio bianco ( Parte 2) - Scrive Grazia Nidasio....

 

Come si arriva alla creazione di un personaggio originale, come il piccolo Mugnaio Bianco, dopo l'incontro tra Azienda, Agenzia di comunicazione e illustratore?

Ce lo spiega, scrivendo di proprio pugno, l'illustratrice che ha inventato il personaggio:

Come accade che un illustratore si senta chiedere la creazione di un personaggio pubblicitario?
Si potrebbe dire per caso, ma ognuno sa che nel mondo della pubblicità nulla avviene per caso.
Attraverso un'Agenzia pubblicitaria, dunque, che seleziona autori, animatori di cartoon in base a una ricerca di stili e di linguaggi al fine di ottenere un certo risultato da proporre al proprio Cliente.
E tutto questo è logico, forse addirittura banale.
Ma esiste al di fuori del circuito Operatori della Pubblicità-Aziende, una vasta area formata da imprenditori piccoli e medi, usi a risolvere il loro problema di marketing attraverso l'opera estemporanea del nipote che ha fatto il corso serale di grafica pubblicitaria e di marketing attraverso la tipografia che gli stampa la carta da lettere. 
Accade così che il giorno in cui uno di questi imprenditori decide di produrre qualcosa destinato al pubblico giovanile, comincia pensare che forse ci vorrebbe qualche personaggio, un pupazzetto, un fumetto o qualcosa del genere: in
somma un topolino per veicolare il nuovo prodotto.
Gli andrebbe bene giusto Topolino, perchè quello, lo conoscono tutti, e poi lui finirà col fare da traino alla produzione.
Ma è sempre così?

Non sempre.
Perché può accadere che se il personaggio è molto noto avrà avuto certamente precedenti utilizzi in campi diversi e non è escluso che, messo oggi in Italia su, poniamo, un formaggino, porti con sè i trascorsi di un precedente utilizzo, magari apparso sulla confezione di un pannolino da neonato o su un dentifricio anticarie. 
Quanto meno avrà pubblicizzato un sacco di cose diverse finite poi in mercatini declassati o in punti vendita marginali. 
Lo si sarà visto certamente molto, in TV private e su tutti i media possibili, ma il suo sarà un messaggio «stanco», troppo visto, logoro come un luogo comune.
E se si tratta di un personaggio di grande vitalità e personalità non si piegherà mai del tutto al nuovo prodotto ma, forte della sua autonomia, vivrà in una staccata atmosfera e risulterà come «appiccicato», dato in prestito, messo sull'oggetto come se soccorresse un parente povero.

 

Sentiamo l'agenzia che ha in mano la Walt Disney e sentiamo quanto costa mettere Topolino sulla nostra confezione.
Il nostro manager resterà molto stupito nell'apprendere i costi di utilizzo del personaggi Disney, anche di quelli che sembrerebbero minori tipo
Pippo, Minnie o Pluto.
Ma come fa a costare tanto un semplice Archimede?
Sara meglio ripiegare su qualcosa di meno famoso.
E perché non Braccio di Ferro?
Altra botta. Ma davvero queste sono le condizioni? 
E Linus? E Charlie Brown, Snoopy? Non sono neanche disponibili!
Vediamo un po' il nostro manager  come si fruga nella memoria e  chiede  qualche idea alla moglie, al figlioletto, al nipotino.  
Loro forse saranno più al corrente di lui che legge solo Il Sole 24 Ore.
Il nipotino dice che a lui piacciono solo Bruce Lee e Rocky. 
Qualcuno in ufficio suggerisce i Puffi, un altro, che legge fumetti, Asterix. 
Si passerà poi ai vari Garfield, Holly Hobbes, Gatto Silvestro e via dicendo, esplorando prima il mercato americano, poi le mitologie cartoonistiche orientali, dal Giappone aTaiwan
Si scoprirà che molti personaggi sono utilizzati, impegnati, ingaggiati,
contesi, opzionati: gli altri saranno irrimediabilmente orrendi.
Incredibile. 
Chi l'avrebbe detto che una semplice cosa disegnata sulla car-ta avesse dei costi così grandi?
Il seguito della vicenda vede l'adattamento del nostro imprenditore all'idea
che una creazione ha una proprietà ben definita e quindi un costo di utilizzo
e dei limiti di sfruttamento. 
Si adatterà a trattare con l'agente fiduciario del personaggio e fará gravare i costi sui ricavi. 
Imparerà anche a fare attenzione ai contratti, alla scadenza del periodi di utilizzo, ai co-diritti, per cui non potrà decidere che il personaggio acquisito per il punto vendita trasvoli improvvisamente su un prodotto cartaceo da libreria, e non si sognerà di proiettarlo in TV, se non avrà un contratto che preveda questo media.
A una cosa sola non avrà pensato: a farsi fare un personaggio su misura
per il suo prodotto. 
Ancora una volta il luogo comune non rende.
Il personaggio noto sul mercato internazionale, in un solo caso ha un utilizzo positivo: qualora sia adottato da una multinazionale, da sempre, e per tutti gli eventuali prodotti di una linea, e che in seguito questa stessa linea giunga sul mercato nazionale.
È necessario che l'imprenditore che opera sul mercato italiano si convinca che un prodotto nuovo ha bisogno di un'immagine nuova, o quanto meno adeguata e che il personaggio studiato appositamente si adatterà perfettamente a ciò che occorre dire, parlerà italiano a un pubblico italiano. 
Non ci saranno sorprese. 
Non lo si incontrerà su un prodotto diverso, magari in contrasto col nostro, appena oltrepassato il confine. Non assisteremo al suo riutilizzo, magari deformato, se decideremo di interromperne l'utilizzo.
Esistono in Italia molti autori in grado di creare personaggi originali, perfettamente adatti, come un vestito fatto su misura da un buon sarto, al lancio di un prodotto. 
La strada di penetrazione sul mercato e nell'immaginario lo faranno
poi insieme, prodotto e personaggio, e quando saranno entrati nella memoria
del pubblico essi saranno divenuti indissolubili, un'immagine richiamerà inevitabilmente l'altra, il cartoon funzionerà da richiamo, da eco, da veicolo, da rassicurante conferma.
Non ci saranno crisi di adattamento e di identità, inevitabili nei trapianti su
pubblico diverso da quello d'origine, nè deformazioni o crudezze grafiche nate in altre culture e inaccettabili per noi. 
Il personaggio si amalgamerà perfettamente e, dopo qualche tempo, assumerà la funzione di marchio.
E la sorpresa dell'imprenditore sarà grande quando si accorgerà che tutto
sommato, pattuendo prima l'impegno di ricerca e il contratto di cessione e investendo oculatamente nel tempo la programmazione di lancio, i costi e i risultati
saranno di gran lunga più soddisfacenti del banale acquisto di diritti di qualcosa
da appiccicare in sovrappiù, come corpo
estraneo.

Grazia Nidasio

( testimonianza trascritta dalla mostra PAF- Pubblicità a Fumetti 1987) 

Purtroppo un anno dopo, nel 1988 il PMB fini di raccontare le sue storie per sempre. Cosi' ne parlò sempre la Nidario.

“Naturalmente, come tutte le cose vive, anche le avventure di Piemmebì hanno avuto un’evoluzione, un arco di durata, tensione, climax, fino a iniziare la curva discendente. Può darsi che, a un bel momento, l’idea abbia mostrato una certa stanchezza, ma la mia sensazione è che il suo arco di vita non si fosse ancora del tutto concluso.”

 






1984 - La Nascita del Piccolo Mugnaio bianco ( Parte 1)

Dopo circa cinque anni dalla nascita (1975) il brand della Barilla, Mulino Bianco, dedicato ai biscotti e ai prodotti da forno, decise di cambiare strategia di marketing per le merendine confezionate.
Se i grandi provavano le fette biscottate in un paesaggio rurale ancora "Quando i mulini erano bianchi" si decise che i prodotti dolciari dei bambini, mirati direttamente ad essi, dovevano venire reclamizzati nelle fasce pomeridiane televisive dedicate ai cartoni animati.
Si decide di usare il loro linguaggio: storie a cartoni animati, appunto, e fumetti.
Per questa operazione viene contattata da Giovanni Gorla, account dell’agenzia pubblicitaria Troost, la fumettista e illustratrice Grazia Nidasio (quella della Stefi e Valentina Melaverde personaggi di successo del Corriere dei Piccoli degli anni 70/80) che inventò il minuscolo fornaio che sforna dolci merendine per farsi vedere e conquistare la giunonica Clementina.
Tutto questo raccontato in spot animati da 60".
che si rinnovarono una volta a settimana.
Non solo In tv ma anche raccontandole a fumetti, stampate su Topolino, Il Giornalino, Corriere dei Piccoli ...
Dal 1982 al 1986 Angelo Beretta con la propria casa di produzione RDA 70 e dal 1987 al 1989 Michel Fuzellier con la società Quicksand realizzarono le animazioni.
A tutto questo, l'azienda decide di mettere delle sorpresine in ogni confezione di merendine. Questi gadget, da un bel design che ricordava la scatola a scorrimento dei fiammiferi, divennero subito oggetti da collezione. Fu un successo senza precedenti!

Una piccola curiosità sulla storia di queste nuove sorprese:

Fino a quel momento la Barilla distribuiva come regali delle merendine le gomme da cancellare a forma dei loro biscotti, con gli stessi colori.
Successe che in America un bambino mangiò delle gommine scambiandole per biscotti e purtroppo mori'.(Non è una leggenda metropolitana, ahimè!).
La Barilla pur non c'entrando nulla con l'accaduto, eliminò immediatamente la distribuzione delle gomme da cancellare dalle proprie confezioni di merendine. Inventarono nuove sorprese e così nacqueroo i famosi gadget nella scatola di fiammiferi.

Ma torniamo al nostro piccolo Mugnaio Bianco.
Il progetto nato nel 1982 si realizzò nel 1984 con la prima messa in onda delle avventure del PMB in tv e, come già scritto, sulle riviste a fumetti. Fu grande successi
Lasciamo però, la testimonianza direttamente a Grazia Nidasio, presa dall'Archivio Barilla che ringrazio molto.
Nasce nel 1982 dalla mano di una delle più importanti illustratrici italiane del Novecento: Grazia Nidasio (1931-2018).

A questo personaggio furono ispirate tutta una serie di Sorpresine, create a partire dal 1984, e così la Nidasio ricorda la loro nascita: «Il mugnaino, nella sua Valle Felice, era circondato da tanti oggetti in miniatura: avevo perfino realizzato un modellino in scala reale del mulino in cui abitava, completo in ogni suo dettaglio…
Mi venne anche l’idea di creare un merchandising di piccole cose in miniatura che potevano stare dentro al mulino di PMB, anche se poi il progetto non si concretizzò. Altre idee, invece, furono realizzate e tutte assolutamente coerenti con l’immagine del marchio e del personaggio.
Ad esempio, le Sorprese in scatola, personalizzate con il disegno del Piccolo Mugnaio Bianco sulla confezione, che sostituirono quelle precedenti che ricordavano le scatole da fiammiferi.
Alcuni degli oggetti contenuti all’interno delle scatole, furono creati proprio collegandosi a PMB, come l’adesivo, il timbrino… Poi vennero i Barattolini delle Sorprese, sempre con il disegno del Piccolo Mugnaio Bianco che sfrecciava, ad esempio, a bordo di automobiline fantasiose e un po’ spaziali.
In quegli anni, studiavo anche la possibilità di realizzare dei pupazzetti, con il nostro personaggio su una macchinina, alla guida di un piccolo aereo o su una moto d’acqua. Curavo il progetto, realizzavo il modello con il Das o la plastilina e poi lo proponevo all’Agenzia. Non solo io, ma tutto il team creativo partoriva sempre nuove idee: qualcuna ha trovato uno sbocco in azienda, altre purtroppo no. Per diverso tempo, furono stampati dei calendari dedicati al Piccolo Mugnaio Bianco con miei disegni, che uscivano in allegato a giornalini per bambini e settimanali per la famiglia: ogni mese, il nostro eroe, sempre di buon umore e speranzoso, consegnava una diversa merenda a Clementina che, regolarmente, non lo notava…
Un calendario che ebbe particolare successo fu quello che il bambino poteva appendere alla parete della sua cameretta, per misurare via via quanto cresceva in altezza. Poi, nacquero anche delle storie a fumetti con PMB, disegnate dagli illustratori dell’RDA70.
Della linea delle stoviglie per la prima colazione, che disegnai completa, fu realizzato soltanto il vassoio.
Prodotti furono i tovagliolini da compleanno con PMB, il peschereccio del Piccolo Mugnaio, la pila “a mano”, il Mulino nella mezza sfera, con la neve, la pioggia di fiori eccetera; le cartoline e la carta da lettera con l’effigie di PMB con cui si rispondeva alle valanghe di lettere che i bambini spedivano al “Piccolo Mugnaio Bianco, Mulino della Valle Felice” e che le Poste riuscivano comunque a recapitare in Barilla, con grande senso di poesia. Avevamo in serbo tante altre storie, gadget e attività promozionali… Ma nel 1989 l’azienda avrebbe deciso di interrompere gli spot con il PMB»



Continua....















1979 Goldrake e la pubblicità, la censura, i gadget....


Anche se la Rai aveva già mandato in onda due serie animate giapponesi come Vicky il vichingo  e Heidy,  fu nel 1978 che scoppiò una vera e propria bomba mediatica: Martedì 4 Aprile 1978 alle ore 18.00 iniziò un nuovo cartone animato Atlas Ufo Robot.
Questa a differenza degli altri due, non era una coproduzione e, non si svolgeva nei mari nel nord o sulle Montagne svizzere bensì nel Giappone anni 70 ancora traumatizzato da Hiroshima e Nagasaki. 
Quindi in una serie con Invasioni, guerre aliene Robot giganti, quest'ultimi  presero il posto degli eroi Superumani in calzamaglia della Marvel e Dc. 
Fu un successo clamoroso.
Innovativo, Goldrake fece incetta di seguiti, (in Francia è stata l'unica trasmissione a ricevere il 100% di share) divenne un fenomeno di costume e quindi "corteggiatissimo" dalla comunicazione pubblicitaria e dal merchandising (in tutti e due casi Goldrake fu anche vittima di grandi tarocchi). 
Le sigle della trasmissione sono state ai vertici della top ten e i dischi ristampati più' volte perchè soventemente esauriti.
Il terrore del nuovo, si sa, fa paura al belpaese benpensante e moralista e  Goldrake fu tacciato di essere colpevole di violenza, di spingere alla droga e ad essere (giuro) un prodotto delle Brigate rosse!
Silverio Corvisieri un politico della sinistra indipendente e membro della commissione della Rai, sul giornale la Repubblica delirò sul personaggio animato adducendo che esso era il male e che Actarus e soci fossero violenti, razzisti(?) e diseducativi.

Si mise anche Nilde Iotti che chiamò Fascista il Robot.

Si aggiunse anche un gruppo di mamme di Imola che fece esposti alla Rai, all'ansa e alla politica.
(Purtroppo non c'era ancora wats app per creare  gruppi di mamme dedite al caffè mattutino dopo aver lasciato i figli in classe)

Ci fu una gogna mediatica su tutti i giornali contro il Robot, sia da organi editoriali di sinistra che di destra, diventando per la prima volta come cartone animato, un caso politico.

Inizò la censura sui cartoni ad opera della Rai (persino Capitan Harlock) 

Fortunatamente gente Intelligente come Oreste del Buono o  Gianni Rodar difendevano Il Robot e anziché polemizzare, chiedevano di chiedere cosa pensassero i bambini di tutto questo e non interpellare solo i "vecchi" genitori.

Alla Rai scomparvero i cartoni giapponesi e quelli acquistati dalla Mediaset furono fortemente censurati.
Fortunatamente negli anni 90 i bambini di allora, cresciuti, fecero rivivere i robottoni con i fumetti della star e Granata ma questa è un altra storia.

Scusandomi per la lunga digressione vediamo come Goldrake e tarocchi ad esso ispirati divennero testimonial di campagne pubblicitarie che, al di delle scemenze dei politici benpensanti dell'epoca, capirono la potenzialità di vendita del Robottone Spaziale.

In Italia i diritti di Atlas Ufo Robot Goldraket furono inizialmente presi dalla Elah e dalla San Carlo.

La Elah regalava gli adesivi del cartone animato ma se particolarmente favoriti dalla sorte da non trovare il messaggio "ritenta sarai più fortunato" potevi vincere dei Poster da collezionare. Inoltre sempre tra i gadget regalati con i Buble Gum, c'erano dei termoadesivi che col calore della mano facevano fuoriuscire il proprio nome.











La San Carlo con la linea di merendine  Junior" rispose all'azienda concorrente regalando ai propri piccoli clienti anch'essa degli adesivi, poster e, se acquistato il pacco da dieci merendine, si riceveva una navicella di Goldrake in Polipropene da far volare in spiaggia...( io l'avevo)



La Standa seguì la scia del successo del Robot Alieno mettendolo in prima pagina sul catalogo di Natale (consuetudine degli anni 80 per aiutare le mamme ad acquistare i doni natalizi per i propri figlioli) e regalando anche essa adesivi come gadget.



Il maglificio Magnolia regalava stickers per l' acquisto delle piccole canottiere "spaziali" per gli uomini del domani....



Anche l'Ovomaltina aveva i gadget dell'eroe creato da Go Nagai





I Formaggini d'oltralpe della vacca che ride che si trovavano anche nel nord Italia indovinate cosa regalavano, seguendo la lezione dei formaggini Mio?



Per il ludibrio degli amanti delle pubblicità anni 80 una serie di immagini prese dalla rete e dedicate sempre a Goldrake...








Interessante poi, vedere tutti gli emuli del robot nelle pubblicità che pur non avendo il robot originale come testimonial ne inventavano uno di sana pianta dalle peculiarità fuorvianti. Uno su tutta è l'immagine creata dalla dita di abbigliamento giovane Faciba Casual ( io avevo i jeans)










Ringrazio i siti "Giocattoli vintage" e "L'antro atomico del dottor Manattham"e "Storiainrete" perché senza di loro non potevo scrivere tutto questo.
Armando Borrelli

1967 - Il fotoritocco pubblicitario quando non c'era Photoshop: il tonno Star.


Fin dagli albori della fotografia c'è sempre stato il fotoritocco.
Si faceva ad esempio: lavorando direttamente sul negativo  oppure sovrapponendone due, aggiungendo pennellate di  tempera bianca o nera, si poteva anche intervenire graffiando la pellicola  per creare determinati effetti "speciali" o sovra esponendola per alcuni tratti alla la luce.
Con l'avvento della pubblicità editoriale, dalla prima decade dei  '50  si fece sempre più importante perfezionare la tecnica del ritocco e del fotomontaggio per poter raggiungere , con  la comunicazione creativa, gli utenti vecchi e nuovi del prodotto reclamizzato.

Ecco quindi che i grafici esecutivi, lavoravano di aerografo sulle foto, per togliere rughe e dare luce ai corpi delle modelle, o per creare riflessi brillanti sulle carrozzerie delle auto promosse. 
Non sono aerografo, però!
Si creavano delle composizioni fotografiche con i ritagli, l'utilizzo di colla e forbici, fogli acetati dove stampare fondali e posizionare le foto.

Sfogliando la mia collezione di riviste anni 60/70/80, mi è saltato all'occhio una pagina pubblicitaria per il tonno Star. A distanza di una settimana, tra una pubblicazione e l'altra, ho notato la stessa immagine notevolmente cambiata. Foto ritoccata. 
Vi mostro in esclusiva le immagini, mai pubblicate.

Il prodotto è una scatoletta di tonno commercializzata dall'azienda brianzola Star (Quella che ha inventato il dado e  il ragu' pronto in scatola- Qui trovate un mio articolo).

Come vedete, a destra c'è la prima versione, a sinistra  quella realizzata dopo.

Effettivamente c'è una bella differenza. 
Nella prima, il tonno è rovinato e sfilacciato di un colore bianco anemico. Non rende con la dicitura del prodotto pubblicizzato che viene definito "a Trancio" e non "Poltiglia".

L'insalata  che fuoriesce dalla confezione non è verde e sembra morta. Il logo non è al centro della scatoletta ma spostato a destra. I colori sono sbiaditi.

Nella seconda versione notiamo tutta l'arte del fotoritocco:
Il tonno è compatto, ben ritagliato e di un bel colore rosa aerografato.
L'insalata è rinata e si erge con un bel verde verso l'alto. I pomodorini hanno dato spazio all'uovo.
Il Logo STAR, perfettamente centrato.

Guardando le due foto insieme effettivamente l'immagine della prima versione non dava certo l'idea di un "trancio di lusso" come annunciato nel clame

Il fotoritocco: quando ce vo, ce vo.

PS: Questo tonno non esiste più, adesso si chiama "Mare Aperto" e anche la Star è stata ceduta ad un gruppo spagnolo.
Un altra eccellenza che non abbiamo più in Italia.












2004: Brava Giovanna, brava...

 


Nei primi anni 2000 l'azienda Saratoga, di Trezzano sul Naviglio, per pubblicizzare un suo prodotto, il Fernovus (una vernice coprente antiruggine), lanciò uno spot dal sapore retrò anni '80  in ritardo di vent'anni, o  in anticipo di altri venti, dato che quell' edonistica decade è tornata alla grande nel mondo della grafica e dell'Advertising dei giorni nostri.
La pubblicità, proprio come in quegli anni, giocava sull'ambiguità e il doppio senso della situazione, senza però riuscire ad essere dissacratoria come gli originali spot dell'epoca.
Il video pubblicitario sapeva purtroppo di luogo comune da classica commedia pecoreccia italiana. Insomma mettendo Alvaro Vitali da parte, tutto era già stato visto e narrato.
Eppure la pubblicità in questione creò non poche polemiche da parte di alcuni benpensanti e moralisti intellettualoidiche a differenza degli anni '80  potevano scatenarsi sul web per potersi esprimere.

Lo spot raccontata questo: 
Una voliera da uccelli viene dipinta dalla proprietaria di casa con la sua cameriera Giovanna. Senza tute da lavoro e scarpe antinfortunistiche: La bella possidente dell'abitazione ha un abito bianco e una parure di perle di colore annesso mentre Giovanna, la cameriera, ha il classico vestito da immaginario sexy iconografico fatto di tacco 12, vestitino con mini-minigonna nero, cuffia bianca e calze autoreggenti. 
Ad arricchire questo siparietto appare il marito appena sveglio, con vestaglia di raso da magnaccia e uno sguardo simil Loky dei film della Marvel Studios, e chiede alla moglie cosa stanno facendo. 
La sua signora con un pennello in mano e la pittura che non cola (come sottolineato nello spot) spiega, come se non si vedesse, che sta pitturando e Giovanna le da una mano...
Inquadratura dal basso di Giovanna: tacco 12 sulla scala (alla faccia della sicurezza sul lavoro), coscia velata dai 15 den del reggicalze in lycra, sedere appena coperto dal vestitino.
Il marito simil Loky, compiaciuto, con uno sguardo  rivolto al futuro degli avvenimenti esclama la frase tormentone e cult che tutti gli over 35 ricordano: Brava Giovanna, brava...
Giovanna gratificata, risponde con un ammiccante sorriso accompagnato da un dito in bocca.
La moglie di lui, sorride anch'essa  ammiccante, compiaciuta e lasciva, lasciando intuire da lì a poco un probabilissimo triangolo....

Come già detto questo spot, ha alzato un polverone anacronistico, scatenando il disappunto ad opera di una certa fascia di  "Intellighenzia" come Selvaggia Lucarelli e Luciana Littizzetto.
Selvaggia Lucarelli  su "Il fatto quotidiano" crea un capolavoro del giornalismo scrivendo un articolo con date sbagliate, cattiva informazione sullo spot per poi andare a finire, non so per quale motivo, sulla classe politica al governo dell'epoca con parole livorose vestite da ironia. Ironia, però, che non vede nello spot.

Insomma mi piace pensare che questa pubblicità sia talmente piena di luoghi comuni che diventa essa stesso parodia di tutto quello che racconta.
Lo spot è troppo irreale, fantascientifico e quindi se non descrive la realtà non la offende.
Ma come si può credere ad un siparietto simile? Siamo leggeri e vediamo quello che è: una pubblicità. Bella, brutta o sbagliata che sia, ma una pubblicità. 
Cito lo spot delle patatine sponsorizzate da Rocco Siffredi...una parodia dei luoghi comuni sul sesso e su se stesso ed è così deve essere interpretata questa  pubblicità della Saraoga: una provocazione irreale e parodistica che è stata presa troppo sul serio.

Troppo.

Trovo invece sessista lo spot di Belen in piscina, per la TIM proprio perchè senza ironia ma fine al corpo della show girl e basta.
Trovo sessista e fatto male l' Adv del chinotto neri. ( "Un chinotto deve essere ben fatto")


Tra l'altro in un epoca dove le pubblicità non conoscono più' i propri clienti tipo e al messaggio che deve dare, perdendosi in virtuosismi inutili, questo spot è rivolto significativamente alla sua cerchia di compratori: artigiani, pittori, muratori che sanno benissimo che per quanto bella e brava Giovanna, non potrebbe mai fare un lavoro di verniciatura col tacco 12 e con quella mise.
Insomma la pubblicità come veicolo commerciale del prodotto ha centrato il suo target e ha creato un tormentone che ancora oggi viene ricordato nel bene e nel male. Una campagna che tra varie polemiche sterili si fa ricordare...Il sogno di ogni pubblicitario.


PS: Devo dire che Giovanna interpretata dalla modella Iris Cekus è veramente bellissima.









1980 - Cirio, Napoli e Totò.

Si può tranquillamente dire che la Cirio ha inventato il metodo della conservazione alimentare in barattoli di vetro e anche  la prima industria a commercializzarli.

Nasce a Torino nel 1856.
In realtà perfezionò la tecnica della conservazione in barattoli nata in Francia nel periodo napoleonico, perfezionando e rendendola asettica.
Dopo l'unità d'Italia aprì molti stabilimenti a Napoli e nell'Agro Nocerino Campano.
Particolarmente importante fu la bonifica di San Giovanni a Teduccio alla Vigliena (Un bellissimo sito che secondo me, dovrebbe essere rivalutato e riscoperto dai napoletani) dove l'azienda prima costruì lo stabilimento più grande ed importante, poi vi si trasferì come sede.
Il sodalizio con Napoli e i napoletani fu molto forte, tanto e vero che l'azienda sponsorizzò la squadra partenopea dal 1982 al 1985. Proprio negli stabilimenti partenopei nacque al finire dei "70" la linea di prodotti "mare" (tonno e alici).
Per lanciare questi prodotti si affidò ad un "cartoon" dove il testimonial era ispirato a Totò nella figura del "Pazzariello" interpretato nel film L'Oro di Napoli" il famoso film diretto nel 1954 da Vittorio de Sica.
Ho in esclusiva, mai apparsi in rete prima, alcuni fotogrammi di questo cartoon prodotto dall'agenzia CBC di Milano ma mi è sconosciuto l'autore.(Bruno Bozzetto?).
Dopo i novanta l'azienda cadde in alcuni scandali politici e di vendite sospette e non, fino ad essere acquisita dall'azienda Conserve Italia.
Voglio ricordarla con questi allegri fotogrammi quando era sposata a Napoli e ai Napoletani.
Era il 1980 e avevo 6 anni.



1980 - Motta: La Morale è sempre quella fai merenda con Girella...

 Alla fine degli anni ’70 e nei primissimi ’80, prima del Mulino Bianco e del suo mugnaio lillipuziano, amante incompreso della giunonica Clementina per ovvie ragioni di “statura” (ne parleremo in futuro), c’erano altri personaggi a reclamizzare le merendine per i bambini italiani: Toro Farcito e il Golosastro per conto delle Girelle della Motta.

La Girella: Spirale di pan di spagna e cioccolato, accompagnata dallo slogan pubblicitario, forse migliore di sempre per i prodotti dolciari da forno: “la morale è sempre quella / fai merenda con Girella”.

Toro Farcito, appunto, era un indiano cicciottello (all’epoca forse visto dalle mamme italiane ancora come segno di salute per i propri bambini) coi capelli verdi, disegnato e animato da Guido Manuli (talento della scuderia di Bruno Bozzetto).


Topolino e il Corriere dei Piccoli settimanalmente presentavano a puntate le avventure dedicate a loro, numerate per episodi ma con un canovaccio ben preciso: il Golosastro desidera rubare le girelle dalla riserva indiana, ma il capo, Toro farcito, ne inventa sempre una nuova per intrappolarlo, riuscendovi. Il finale vede mangiare tutti la golosa merendina, in un villaggio indiano in festa con il tormentone finale cantato.

All’epoca la Motta era un colosso al pari della Ferrero; poi, nei primi anni ’90, un ramo dell’azienda viene ceduto alla Nestlè, mentre i prodotti da forno Buondì Girella vengono acquistati dalla Bistefani sotto il nome di “Nuova Forneria”.

Infine “Nel 2009 Nestlè e Bauli hanno sottoscritto l’acquisizione definitiva da parte di Bauli S.p.A. del ramo di azienda Nestlè denominato Business Unit Forno attivo nella produzione di dolci, lieviti e prodotti da forno commercializzati con i marchi Motta, Alemagna, Tartufone Motta, Trinidad e Gran Soffice e del connesso sito produttivo di San Martino Buon Albergo (VR). L’accordo è operativo dal 1 agosto 2009”. (fonte wikipedia)


Curiosità

La Motta produsse il primo panettone, da cui ne derivò uno più piccolo, a cui venne dato il nome “Mottino”. In questo caso il marchio si è confuso col prodotto, dato che nel Sud Italia e più frequentemente nelle regioni Sicilia e Campania, le classiche merendine vengono chiamate in forma dialettale, appunto, “Mottino”. (fonte wikipedia)

Carlo Bonomi, la voce del Golosastro negli spot pubblicitari, oltre a doppiare film e cartoni è stata la Voce della Stazione Centrale di Milano.

“La morale è sempre quella, fai merenda con Girella”: il famoso jingle era del Maestro Gianfranco Tadini.







Grazie a Valentina cinelli-Articolo pubblicato inizialmente da "Tiragraffi".

1960 – Paulista: Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via

 Non possiamo parlare delle tre decadi d’ oro della pubblicità italiana (’60-’70-’80) senza menzionare il guru di quest’ultima: Armando Testa. Non basterebbero mille siti per parlare del suo operato nella comunicazione commerciale, quindi ci limiteremo a scriverne ogni qual volta ci occuperemo di una sua campagna.

Oggi, quindi, parleremo di lui e del suo famoso caballero misterioso! Chi non lo conosce? Colui che si muove “nella pampa sconfinata, dove le pistole dettano legge”. Chi, come lui, non cerca la sua Carmencita, che però gli preferisce un altro uomo, con il “baffo che conquista”? (una storia che tutti noi maschietti conosciamo perchè si ripete fin dalle scuole elementari).

Nel 1959 osservando scialli e tappeti sudamericani, in un ambiente a dire il vero più messicano che brasiliano, Testa con quei colori e quell’idea caratterizzò il logo Paulista, il design della confezione in latta, le tazzine e i piattini, fino alla creazione di un vero e proprio personaggio: il baffone Paulista, appunto.

Apparso per la prima volta nell’affiche, col suo faccione sorridente che pregusta soddisfatto il caffè fumante, esclamando “amigos, che profumo“, era già concepito per vivere e muoversi nel cinema. Infatti, completato da un corpo conico rivestito da un poncho decorato sempre dal solito fregio, il Paulista fece la sua prima apparizione animata in una serie di filmati a colori realizzati con la tecnica del “passo uno” diventando uno dei beniamini del pubblico infantile dei Cinema anni ’60.


Con il passaggio in televisione e l’uso del bianco e nero che imponeva la tv italiana di allora, non potendo giocare sui colori nacque il Caballero Misterioso. Come ha detto lo stesso Testa

In Carosello, durante il minuto di spettacolo, non era permesso alcun riferimento pubblicitario. Paulista, ormai immediatamente riconoscibile come marchio del caffè Lavazza, non poteva quindi essere il protagonista delle nostre storie.
Dovetti studiare a lungo per creare un altro personaggio, il Caballero Misterioso, un semplice cono di gesso bianco, con un ampio cappello ed un cinturone con la pistola che, solo alla fine, rivelava la sua vera identità trasformandosi in Paulista.
Al Caballero affiancai una compagna, Carmencita, uguale nelle proporzioni, ma con lunghe trecce nere. Entrambi erano senza braccia e senza gambe, avevano il sorriso disegnato; il Caballero poteva solo muovere il cappello e la pistola, mentre Carmencita agitava le trecce.
Avrebbe funzionato? Non lo sapevamo …”

Inutile dire che la réclame (come si diceva allora) fu un successo strepitoso e il tormentone “Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via” entrò nel linguaggio di tutti.

Testa ci ha regalato una grande lezione, cioè che anche col limite del bianco e nero si possono ottenere delle grandi pubblicità, dove per grande si intende la funzionalità della pubblicità televisiva stessa, ovvero riuscire a soddisfare il consumatore, essere chiara e accessibile e ricordata da tutti – anche dai non avventori del prodotto – a consacrazione del brand.

E penso all’uso del bianco e nero oggi: utilizzato solo da alcune criptiche pubblicità di profumo per darsi un tono di stereotipata autorialità…





Grazie a Valentina cinelli-Articolo pubblicato inizialmente da "Tiragraffi".