1980 - Pubblicità a fumetti: Hugo Pratt

Disegnatore e sceneggiatore di fumetti (Rimini il 15 giugno 1927, Losanna, il 20 agosto 1995), conosciutissimo ai più dal 1967 grazie soprattutto al personaggio di Corto Maltese, fu protagonista di alcune delle campagne pubblicitarie più famose dell’epoca, fra cui quella per le scarpe Puma, creando un risultato di rara eleganza. Corto Maltese, infatti, nel fumetto “pubblicitario” introduce un nuovo personaggio che si chiama appunto Puma e ne racconta la leggenda, trovando una simpatica invenzione narrativa, dato che nell’iconografia Maya non esiste l’animale puma.

Belli i colori di questa storia realizzati da Patrizia Zanotti.

«La cosa più importante per me – afferma Pratt – era quella di creare un personaggio che potesse darmi una possibilità favolistica.
La pubblicità è utilissima, ma deve essere ben fatta. Penso che il fumetto possa essere un buon veicolo per la pubblicità, proprio per le sue capacità narrative.
Mi piacerebbe fare della pubblicità per una agenzia di viaggio, perché credo che potrei giocare con delle suggestioni che mi sono congeniali».

Pratt, quindi, non rinuncia all’avventura nemmeno davanti alla pubblicità, e riesce a farne un elemento trainante.

Tra le opere pubblicitarie ricordiamo lavori che spaziavano dalla Formula 1 agli zaini Invicta, dallo spot della Carpené Malvolti alle carte telefoniche francesi manifesti cinematografici copertine di dischi.
Nel 1995 inizierà anche la storia, mai terminata, Uomini a sei zampe per l’Agip.




1960 -1980: La pubblicità a fumetti di Guido Crepax.






 





1986-EuroTV: Voglio anche io la mia parte di seno

Gavino Sanna è uno tra i più famosi pubblicitari italiani, conosciutissimo in ambito internazionale. Ha lavorato per le più grandi agenzie americane, per brand come la Coca Cola, Exxon, Revlon.

Ha vinto svariati Clio (gli Oscar mondiali della pubblicità), sette Leoni d’oro al Festival di Cannes e il primo Telegatto d’oro.
Tra le sue campagne pubblicitarie italiane ricordiamo (impossibile menzionarle tutte) quelle per la Bic, Birra Wurher, Spic e Span, Baci Perugina, Alemagna, Carpenè Malvolti, Vismara, Gillette, Esso, Motta, Giovanni Rana, Fiat, De Cecco, Tuborg, Simmenthal, Riso Gallo, Ariston.

Sua anche la campagna Barilla: “Dove c’è Barilla c’è casa”.

Euro tv invece è stato il primo consorzio televisivo italiano: nasce nel marzo 1982 per iniziativa di Callisto Tanzi (proprietario della Parmalat di Parma), per fronteggiare il nascente duopolio Rai-Berlusconi. Composto da un consorzio di emittenti indipendenti, collegate fra loro nella raccolta degli spazi pubblicitari, ma autonome dal punto di vista delle trasmissioni, programmazione che spazia da film e serie acquistate all’estero o nei magazzini Rai, e con pochissimi programmi prodotti in proprio. Forte particolarmente in Veneto, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana, Abruzzo e Puglia.
L’emittente che fece da testa di ponte fu EuroParma Tv, le altre emittenti furono: Antenna 3 Lombardia e Telenova (Lombardia), Grp Torino (Piemonte),  Telenord Liguria), TelePadova (Veneto), Radio Tele Trentino, Rta Radio Tele Antenna Trieste (Friuli Venezia Giulia), TeleSanterno, Detra, TeleRubicone, Sesta Rete (Emilia Romagna, Rtv38 (Toscana e Umbria), Telegranducato di Livorno (ma solo per qualche mese), T.R.E. TeleRomaEuropa (Lazio), Tvq e Telemare (Abruzzo), Teleregione e Telenorba,(Puglia, Basilicata), TeleCapri (Campania),  Tgs Palermo (Sicilia).

(fonte riveduta e corretta da storiaradiotv.it)

Quando i due si incontrano, il primo crea una campagna pubblicitaria diretta, piena di informazioni tecniche eppure molto ironica, che ha fatto storia e ha creato ovviamente numerosi emuli. Curioso notare la modernità dell’illustrazioni, realizzate da Sanna stesso, piatte e senza contorni: uno stile decisamente attuale, anzi, proprio come Flat Design così di tendenza.

Prendiamo a d esempio due tra i sei soggetti creati.

Il primo ispirato alla famosa campagna per Chiquita “la banana 10 e lode”. Era il periodo degli spot cortissimi e concisi (in questo caso: la banana è gialla, il bollino è blu!), creati non più per la parentesi spettacolare di Carosello, ma per i brevissimi spazi pubblicitari nati nel circuito televisivo, e concessi prima e durante la messa in onda di film. Spot nati per ottimizzarne i tempi e creare un offerta di costi minori, per un passaggio televisivo a carattere nazionale.
Pensiamo agli anni 80 dove il must comunicativo per un brand era proprio la tv non per niente detta “commerciale”.

La seconda campagna analizzata gioca sul seno femminile bene in evidenza, proprio perché i nuovi circuiti indipendenti italiani potevano far vedere, con più leggerezza, alcune situazioni più pepate ma non volgari (pensiamo al successo di Colpo Grosso, o ai film pecorecci degli anni 70 non censurati).
Il seno illustrato da Sanna giocava anche sul fatto che gli italiani erano diventati tutti mammoni, attaccati alla mammella di Mamma RAI.











1986 – Clear: Quando il fumetto si fa lo shampoo

L’anno che correva era il 1986. L’anno di Chernobil, dei missili di Gheddafi, di Platoon al cinema e dell’acquisto dell’Alfa Romeo da parte della Fiat.

Era però anche l’anno in cui il fumetto d’autore si faceva più “popolare”, nel senso che raggiungeva non più solo un pubblico di “aficiodanos”. Nomi come Manara, Crepax, Pazienza, Pratt – grazie alle riviste contenitori (non si chiamavano più giornalini) come Linus, Corto Maltese e Comic Art – erano conosciuti ai più e considerati autori di narrativa, anche da quella classe italiana più snob e intellettuale.

La Unilever decide così di puntare su questo media, coinvolgendo i suddetti autori partendo da quelle e altre riviste, per pubblicizzare il suo famoso shampoo antiforfora Clear (nato nel 1981).

Il plot era molto semplice: una storia a fumetti sviluppata in due strisce orizzontali, una sopra e l’ altra sotto (quindi con i giusti ridimensionamenti, o su mezza pagina o su doppia pagina), dove il protagonista doveva trovare il modo di togliersi la forfora “di torno”.
Il fumetto giocava sugli equivoci e solo alla fine si scopriva che si parlava del fastidioso problema del cuoio capelluto.

Ovviamente il cannovaccio veniva interpretato liberamente dagli autori coinvolti, dove ognuno di loro metteva il proprio segno, la propria sensibilità e il proprio stile narrativo nella campagna stampa.

L’idea della pubblicità a fumetti non era di certo nuova ma queste campagne stampa sono, secondo me, il più alto esempio di esemplificazione del rapporto tra due diversi media: fumetto e pubblicità.
Se consoderiamo uno short televisivo pubblicitario come un minifilm, credo sia inevitabile che il fumetto, in quanto “narrazione sequenzale per immagine” come diceva Eisner, e la pubblicità si incontrassero.

A rafforzare questo concetto, nel 1986 la Clear distribuì in un padiglione personale al Salone del fumetto di Lucca, una delle più importanti manifestazioni dedicate alla nona arte, delle cartoline raffiguranti le storie illustrate con allegato un flaconcino prova del prodotto.  Tutto questo molto prima della moda di fine anni ’90 di usare card promozionali come veicolo pubblicitario

La pubblicità aveva come target il “popolo dei fumetti”, riconoscendone la potenzialità consumistica ed elogiandone la sua arte e chi, più degli autori coinvolti, poteva esprimere al meglio questo concetto.





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