1976 - Mondadori: panorama, il chiosatore ignoto

 Ha fatto abbastanza clamore l’ultima campagna mediatica di Pubblicità Progresso intitolata Punto su di te. Consisteva in una serie di manifesti con un’ immagine femminile e un claim da continuare: “dopo gli studi mi piacerebbe…”, “vorrei che mio marito…” “quando cammino per strada mi piacerebbe…”.

La campagna puntava alla reazione dei cittadini invitando al proseguo, con parole proprie, della frase. Senza soffermarci sul grado di inciviltà che ha istigato la campagna (potete immaginarvi le frasi scritte a penna) se ne parla su Advintage perché in realtà, ha molti punti in comune con un illustre precedente, che si fregia del titolo di idea originale.


Anno di grazia 1976: la solita DC sale alle elezioni, la solita inflazione cresce, al cinema arriva Guerre Stellari che poi diventerà solito, e in edicola nasce la Repubblica.
La Mondadori decide quindi di darse nuova visibilità a Panorama nel mercato dell’editoria, e per farsi spazio si affida all’agenzia Italia che, con Pirella come copy e Gottshe al design, crea un efficace campagna di comunicazione.

Un campagna secca, essenziale nel visual con frasi-situazioni che risulteranno efficaci. Milano viene invasa dai manifesti bianchi con una frase incompiuta che tramite punti di sospensione invitavano e provocavano il cittadino a chiosare rendendolo inconsapevolmente autore di una caustica satira. Dopo il Capoluogo Milanese seguirà Roma.

Così ne parlerà lo stesso Pirella al sito Brandforum nel 2002:

“È una campagna ‘open’, studiata per ‘Panorama’ e nata nel periodo in cui Eco teorizzava sul concetto di ‘Opera aperta’, sulla collaborazione del fruitore alla creazione del senso dell’opera. La campagna consisteva in una serie di manifesti affissi in metropolitana, su cui era scritto ‘Scrivi qui cosa pensi della politica, scrivi qui cosa pensi della droga’ e poi a seguire, solo delle semplici righe che facevano da guida per la scrittura. Questi manifesti venivano affissi al mattino e ciascuno scriveva un proprio pensiero. In tal modo il visual lo facevano i fruitori con matite di vari colori, con parolacce, con pensieri seri.
Così, ne veniva fuori un panorama dissonante, del tutto contraddittorio, un po’ violento, un po’ forte. In fondo al poster c’era scritto ‘Ma non è meglio essere più informati? – Panorama’.
Il giorno dopo il manifesto veniva tolto e ne veniva messo uno nuovo. I manifesti più ‘canonici’ invece, erano fatti da una decina di frasi iniziali di articoli.
Ad esempio: ‘In questo preciso momento Fanfani sta’
‘Gli sceicchi arabi stanno per comprare la’
Otto, dieci, dodici inizi di articolo per dare il senso che Panorama era lì nel momento in cui la notizia ancora non c’era, ma stava per ‘farsi’. Era un modo per dare il senso del newsmagazine”.

Un’altra lezione di grande Pubblicità Italiana impartitaci dal grande Pirella, che come tutti i grandi viene emulato tutt’ora.

Curiosità

Dalle parole di Pericoli, suo grande amico disegnatore, Pirella viene così descritto:

“…è venuto a Milano dove io già vivevo da due o tre anni e avendo io già un piccolo appartamento e una stanza quasi libera l’ho ospitato per un paio di mesi. Poi lui si è messo in cerca di un lavoro, l’ha trovato… Era venuto per fare il poeta e lo scrittore, si è ritrovato a fare il pubblicitario: ma secondo lui non c’era una grande differenza”

Pirella si occuperà anche del lancio di “Repubblica”. Ne Riparleremo.






Grazie a Valentina cinelli-Articolo pubblicato inizialmente da "Tiragraffi".

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