1962 - Il Zupersantos

Il mito arancione del Super Santos: storia, successo e rinascita ecologica del pallone più amato dagli italiani

Nato quasi per caso e diventato un’icona popolare, il Super Santos è molto più di un semplice pallone: è il simbolo dell’infanzia di intere generazioni, il compagno inseparabile di partite improvvisate in strada, al parco o sulla spiaggia. Ma da dove arriva questo piccolo mito arancione? Chi lo ha inventato? E perché, ancora oggi, suscita emozione e nostalgia?

Il Super Santos venne ideato il 3 agosto 1962 da Stefano Seno, operaio della torinese Mondo S.p.A., azienda fondata nel 1948 da Edmondo Stroppiana. L’intuizione nacque sull’onda dell’entusiasmo per la vittoria del Brasile ai Mondiali di calcio: un pallone che incarnasse lo spirito del gioco e dell’estate, accessibile a tutti e pronto a rotolare ovunque. Da quel momento, la Mondo sarebbe diventata un punto di riferimento nel settore dei giocattoli e degli articoli sportivi.

Realizzato in PVC arancione acceso, con le classiche strisce nere in bassorilievo ispirate ai vecchi palloni di cuoio, il Super Santos pesava circa 280 grammi e misurava 23–24 centimetri di diametro, per un volume interno di circa sette litri. Il processo produttivo era tanto semplice quanto ingegnoso: iniezione del PVC liquido in stampi rotanti, cottura, raffreddamento, gonfiaggio automatico e chiusura del foro con un piccolo chiodino di plastica. Le strisce nere venivano applicate con un tampone flessibile che, adattandosi alla superficie sferica, generava inevitabili sfasamenti: piccole imperfezioni che col tempo divennero parte integrante del suo fascino.

Venduto inizialmente a 350 lire, divenne fin da subito un successo popolare. In strada, sui campetti improvvisati, in spiaggia: ovunque ci fosse spazio per rincorrere un pallone, c’era un Super Santos. Il suo comportamento imprevedibile, con traiettorie “infide” e spettacolari, aumentava il divertimento e la sfida tra amici. A oggi si stima siano stati venduti oltre 15 milioni di esemplari, rendendolo uno dei palloni più distribuiti al mondo. Ma non era solo un oggetto da gioco: era una dichiarazione d’indipendenza infantile, un modo per prendersi la città e trasformarla in stadio.

La comunicazione pubblicitaria era minimalista, ma potentemente evocativa: il colore arancione brillante, slogan brevi e immagini capaci di riportare alla mente partite al tramonto, sfide tra amici, sabbia e sole. Non c’era bisogno di testimonial: il protagonista era lui, il pallone. Frasi come "un pallone per ogni bambino" o "l’estate italiana in sfera" raccontavano tutto. Il messaggio era chiaro e diretto: chiunque poteva giocare, ovunque, senza barriere economiche o sociali.

Il successo del Super Santos si spiega anche con la sua diffusione capillare. Lo si trovava ovunque: nei tabaccai, alle edicole, nei supermercati, sulle bancarelle dei mercati rionali. Il design iconico lo rendeva immediatamente riconoscibile, una sorta di piccolo sole che rotolava per le strade dell’Italia del boom economico. La sua leggerezza lo rendeva sicuro anche per i più piccoli, e riduceva il rischio di rompere vetri o farsi male. Ma ciò che davvero lo ha consacrato è la carica simbolica: è entrato nelle canzoni, nei racconti, nei fumetti. È diventato memoria collettiva.

Nel 2021, la Mondo ha rilanciato il Super Santos in versione ecologica con la linea BioBall: palloni prodotti con il 50% di materie vegetali, riciclabili, privi di ftalati e ancora più elastici nella giocabilità. Una rivoluzione sostenibile che ha ricevuto la certificazione “Ok Bio-Based” dal TÜV Austria, oltre a verifiche scientifiche come l’analisi del carbonio-14 a cura del laboratorio Beta Analytic. È il passato che incontra il futuro, senza perdere il sorriso.

Non mancano curiosità legate a questo oggetto divenuto iconico. Il cantante Tony Tammaro gli ha dedicato una canzone intitolata proprio “Supersantos”, mentre il fumettista Germano Massenzio lo ha omaggiato in una sua opera pubblicata il 15 agosto, dove il leggendario pallone arancione campeggia fiero fin dalla copertina.

Oggi il Super Santos non è soltanto un oggetto da spiaggia o un passatempo per bambini. È un simbolo di libertà, socialità e creatività. È il rumore della palla che rimbalza sull’asfalto, la corsa a piedi scalzi sulla sabbia, il sudore e la felicità di un pomeriggio d’estate. In un mondo sempre più digitale, il Super Santos resta un’icona tangibile e indelebile dell’Italia che giocava per strada. Per la sua potenza evocativa e il design universale, meriterebbe di essere esposto al MoMA di New York. E forse anche di più.





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