Non possiamo parlare delle tre decadi d’ oro della pubblicità italiana (’60-’70-’80) senza menzionare il guru di quest’ultima: Armando Testa. Non basterebbero mille siti per parlare del suo operato nella comunicazione commerciale, quindi ci limiteremo a scriverne ogni qual volta ci occuperemo di una sua campagna.
Oggi, quindi, parleremo di lui e del suo famoso caballero misterioso! Chi non lo conosce? Colui che si muove “nella pampa sconfinata, dove le pistole dettano legge”. Chi, come lui, non cerca la sua Carmencita, che però gli preferisce un altro uomo, con il “baffo che conquista”? (una storia che tutti noi maschietti conosciamo perchè si ripete fin dalle scuole elementari).
Nel 1959 osservando scialli e tappeti sudamericani, in un ambiente a dire il vero più messicano che brasiliano, Testa con quei colori e quell’idea caratterizzò il logo Paulista, il design della confezione in latta, le tazzine e i piattini, fino alla creazione di un vero e proprio personaggio: il baffone Paulista, appunto.
Apparso per la prima volta nell’affiche, col suo faccione sorridente che pregusta soddisfatto il caffè fumante, esclamando “amigos, che profumo“, era già concepito per vivere e muoversi nel cinema. Infatti, completato da un corpo conico rivestito da un poncho decorato sempre dal solito fregio, il Paulista fece la sua prima apparizione animata in una serie di filmati a colori realizzati con la tecnica del “passo uno” diventando uno dei beniamini del pubblico infantile dei Cinema anni ’60.
Con il passaggio in televisione e l’uso del bianco e nero che imponeva la tv italiana di allora, non potendo giocare sui colori nacque il Caballero Misterioso. Come ha detto lo stesso Testa
“In Carosello, durante il minuto di spettacolo, non era permesso alcun riferimento pubblicitario. Paulista, ormai immediatamente riconoscibile come marchio del caffè Lavazza, non poteva quindi essere il protagonista delle nostre storie.
Dovetti studiare a lungo per creare un altro personaggio, il Caballero Misterioso, un semplice cono di gesso bianco, con un ampio cappello ed un cinturone con la pistola che, solo alla fine, rivelava la sua vera identità trasformandosi in Paulista.
Al Caballero affiancai una compagna, Carmencita, uguale nelle proporzioni, ma con lunghe trecce nere. Entrambi erano senza braccia e senza gambe, avevano il sorriso disegnato; il Caballero poteva solo muovere il cappello e la pistola, mentre Carmencita agitava le trecce.
Avrebbe funzionato? Non lo sapevamo …”
Inutile dire che la réclame (come si diceva allora) fu un successo strepitoso e il tormentone “Carmencita sei già mia, chiudi il gas e vieni via” entrò nel linguaggio di tutti.
Testa ci ha regalato una grande lezione, cioè che anche col limite del bianco e nero si possono ottenere delle grandi pubblicità, dove per grande si intende la funzionalità della pubblicità televisiva stessa, ovvero riuscire a soddisfare il consumatore, essere chiara e accessibile e ricordata da tutti – anche dai non avventori del prodotto – a consacrazione del brand.
E penso all’uso del bianco e nero oggi: utilizzato solo da alcune criptiche pubblicità di profumo per darsi un tono di stereotipata autorialità…
Grazie a Valentina cinelli-Articolo pubblicato inizialmente da "Tiragraffi".
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