1975 - Il Padreterno è un copywriter plagiato. Una rassegna stampa sui Jeans

Ci siamo già occupati, come primo articolo di questo blog, in precedenza del caso Jesus Jeans e dello scalpore scaturito dalla famosa campagna pubblicitaria nel 1973.
Ma torniamo sull'argomento per capire realmente l'interesse e lo scalpore mediatico che si creò intorno al brand.
Grazie ad alcune ricerche svolte, sono riuscito a mettere in piedi una vera e propria emeroteca sull' argomento, raccogliendo firme eccellenti come quelle di Pasolini, Rosati e Tornabuoni.
Un documento storico che si commenta da solo.
Buona Lettura.

I pantaloni di Gesù

Del resto è grottesco che questi appelli smaniosi e costosi ma tanto paga il consumatore, convogliati solitamente attraverso canali televisivi di Stato, sian diretti ad accrescere profitti privati mentre completamente trascurata è l'enorme possibilità che la pubblicità offrirebbe per indurre a scelte di utilità pubblica. La speculazione ha una sua logica implacabile e blasfema: incomincia coi pannolini "per il suo sederino d'oro" e non si fermerà neanche ai calzoni di Gesù.[/quote]
Da "Paese Sera" del 9 maggio 1973

Non avrai altri blue-jeans all'infuori di quelli "Jesus"

Che qualcuno tenti di sfruttare commercialmente la combinazione sesso-religione non è certo un fatto nuovo. L'anno scorso negli Stati Uniti andavano di moda le magliette con il volto di Gesù Cristo, mentre il musical "Jesus Christus superstar", dopo aver furoreggiato all'estero, sta per approdare anche sui nostri palcoscenici. E il "Christus-look" nato sulla scia dei tentativi seri, quelli degli Hippies, di riscoprire nella religione, occidentali e orientali, certi valori che la nostra attuale civiltà sta distruggendo.[/quote]
Renzo Rosati da "11 Secolo XIX" del 10 maggio 1973.

Brevi incontri

Vogliamo condannare la società dei consumi che tutto dissacra, nulla rispetta e d'ogni valore fa commercio? Benissimo. Anche se, nel caso dei Jesus-jeans la pubblicità industriale ha in fondo soltanto imitato l'esempio dei buoni frati distillatori e commercianti di alcolici corroboranti: "Elisir di San Bernardo", "Vino di Santa Maddalena", "Amaro benedettino". E da quanto tempo beviamo "Lacrima Christi" senza scandalizzarci di una denominazione che si rifà al pianto di Gesù prima della passione?
Lietta Tornabuoni da "La Stampa" del 10 maggio 1973.

Salmeri ha colpito ancora

Stavolta, Salmeri, oltre al sesso si appella alla profanazione. In poche parole, potrebbe chiamare in causa la generale deplorazione per il fatto che la pubblicità sfrutti il nome di Gesù e la religione...[/quote]
Da "Il giornale di Sicilia" dell'11 maggio 1973.

Dal Pretore di Palermo.

Sequestrato il manifesto dei blue jeans "blasfemi". Il magistrato ha firmato una ordinanza nella quale sostiene che il manifesto pubblicitario è "chiaramente contrario al buon costume specialmente in riferimento alla legge 12 dicembre 1960 numero 1591 e costituisce vilipendio anche alla religione". Inoltre Palermo stamane si è svegliata con tutti i manifesti pubblicitari dal formaggini alle calze da donna tagliati a metà di sbieco traversalmente. Sono state, infatti coperte con strisce di carta bianca tutte le"rotondità" che potevano "offendere il pudore".[/quote]
Da "Il Corriere della Sera" del 12 maggio 1973.

Il "folle" slogan dei jeans Jesus

Coloro che hanno prodotto questi jeans e li hanno lanciati nel mercato, usando, per lo slogan di prammatica uno dei dieci Comandamenti, dimostrano – probabilmente con una certa mancanza di senso di colpa, cioè con l'incoscienza di chi non si pone più certi problemi – di essere già oltre la soglia entro cui si dispone la nostra forma di vita e il nostro orizzonte mentale. C'è, nel cinismo di questo slogan, un'intensità e un'innocenza di tipo assolutamente nuovo, benché probabilmente maturato a lungo in questi ultimi decenni per un periodo più breve in Italia. Esso dice appunto, nella sua laconicità di fenomeno apparso di colpo alla nostra coscienza, e già così completo e definitivo, che i nuovi industriali e i nuovi tecnici sono completamente laici, ma di una laicità che non si misura più con la religione. Tale laicità è un "nuovo valore" nato nell'entropia borghese, in cui la religione sta deperendo come autorità e forma di potere, e sopravvive in quanto ancora prodotto naturale di enorme consumo e forma folcloristica ancora sfruttabile. Ma l'interesse di questo slogan non è solo negativo, non rappresenta solo il modo nuovo in cui la Chiesa viene ridimensionata brutalmente a ciò che essa realmente ormai rappresenta: c'è in esso un interesse anche positivo, cioè la possibilità imprevista di ideologizzare, e quindi rendere espressivo il linguaggio dello slogan e quindi, presumibilmente quello dell'intero mondo tecnologico...
Pier Paolo Pasolini da "Il Corriere della Sera" del 17 maggio 1973.

D'amore si vende

Si chiama Kirsten Gille, è una splendida fotomodella danese di 22 anni: benché abbia un viso molto attraente occhi verdi, labbra carnose, in Italia è diventata famosa grazie alla sua pancia. Nelle ultime settimane, infatti, i fianchi e l'ombelico di Kirsten sono stati analizzati, studiati e criticati da uno stuolo di sociologi, sacerdoti e giuristi. Sempre al suo ventre hanno dedicato un corsivo quasi tutti i giornali italiani L'Osservatore Romano l'ha definito «un prodotto di consumo al limite dell'empietà»... "Premesso che tra un pube e una quattroruote c'è un po' di differenza, nel caso Jesus io parlerei di cattivo gusto, piuttosto che di empietà", commenta Nazareno Fabbretti, 54 anni, frate francescano e giornalista, uno dei pochi ecclesiastici non allineati con gli anatemi dell'Osservatore Romano. "Gesù ha detto infatti: tutto quello che chiederete in nome mio, l'otterrete. Ma non credo si volesseriferire ai pantaloni di tela blu...".[/quote]
Luca Grandori da "Panorama" del 24 maggio 1973.

Un manifesto per "trenta denari"

[quote]Qui il dissacrante diventa blasfemo e il tentativo pubblicitario di "épater le bourgeois" si trasforma in una immagine così capziosa da diventare urtante. Un torace e un ventre maschili qualcuno giura che sono femminili sapidamente pelosi per la delizia delle fanciulle, con un paio di blue-jeans aperti giusto quel tanto per far vedere - e non far vedere - una intuibile "attrezzatura" sono il sottofondo visivo della frase "Non avrai altro jeans all'infuori di me", palese e significativa parafrasi dell'imperativo biblico "Non avrai altro Dio fuori che me". Ora, a parte che questa headline non brilla per originalità creativa autonoma il copywriter plagiato è il Padreterno, c'è anche da dire che il ricorso a una frase biblica per una campagna pubblicitaria non è neppur esso un fatto sorprendente. Basterà ricordare che nel 1966 uscì per la Innocenti una campagna il cui motivo conduttore era "Non desiderare la Mini d'altri", morbida parafrasi di un'altra celebre frase biblica, che però era, nella sua impostazione generale, messa giù con un tal garbo e una tal freschezza da riuscire alla fine accettabile...[/quote]
Donato Mutaieili da "Strategia" n. 6/7-1973.
Di tutta risposta, dopo questi articoli, la Jesus rispose con questo manifesto che gli italiani si trovarono affissi nelle proprie città a fine maggio del 1973.



Ringrazio l'adci di Milano per il prezioso contributo.

Nessun commento:

Posta un commento