1984 - La Nascita del Piccolo Mugnaio bianco ( Parte 2) - Scrive Grazia Nidasio....

 

Come si arriva alla creazione di un personaggio originale, come il piccolo Mugnaio Bianco, dopo l'incontro tra Azienda, Agenzia di comunicazione e illustratore?

Ce lo spiega, scrivendo di proprio pugno, l'illustratrice che ha inventato il personaggio:

Come accade che un illustratore si senta chiedere la creazione di un personaggio pubblicitario?
Si potrebbe dire per caso, ma ognuno sa che nel mondo della pubblicità nulla avviene per caso.
Attraverso un'Agenzia pubblicitaria, dunque, che seleziona autori, animatori di cartoon in base a una ricerca di stili e di linguaggi al fine di ottenere un certo risultato da proporre al proprio Cliente.
E tutto questo è logico, forse addirittura banale.
Ma esiste al di fuori del circuito Operatori della Pubblicità-Aziende, una vasta area formata da imprenditori piccoli e medi, usi a risolvere il loro problema di marketing attraverso l'opera estemporanea del nipote che ha fatto il corso serale di grafica pubblicitaria e di marketing attraverso la tipografia che gli stampa la carta da lettere. 
Accade così che il giorno in cui uno di questi imprenditori decide di produrre qualcosa destinato al pubblico giovanile, comincia pensare che forse ci vorrebbe qualche personaggio, un pupazzetto, un fumetto o qualcosa del genere: in
somma un topolino per veicolare il nuovo prodotto.
Gli andrebbe bene giusto Topolino, perchè quello, lo conoscono tutti, e poi lui finirà col fare da traino alla produzione.
Ma è sempre così?

Non sempre.
Perché può accadere che se il personaggio è molto noto avrà avuto certamente precedenti utilizzi in campi diversi e non è escluso che, messo oggi in Italia su, poniamo, un formaggino, porti con sè i trascorsi di un precedente utilizzo, magari apparso sulla confezione di un pannolino da neonato o su un dentifricio anticarie. 
Quanto meno avrà pubblicizzato un sacco di cose diverse finite poi in mercatini declassati o in punti vendita marginali. 
Lo si sarà visto certamente molto, in TV private e su tutti i media possibili, ma il suo sarà un messaggio «stanco», troppo visto, logoro come un luogo comune.
E se si tratta di un personaggio di grande vitalità e personalità non si piegherà mai del tutto al nuovo prodotto ma, forte della sua autonomia, vivrà in una staccata atmosfera e risulterà come «appiccicato», dato in prestito, messo sull'oggetto come se soccorresse un parente povero.

 

Sentiamo l'agenzia che ha in mano la Walt Disney e sentiamo quanto costa mettere Topolino sulla nostra confezione.
Il nostro manager resterà molto stupito nell'apprendere i costi di utilizzo del personaggi Disney, anche di quelli che sembrerebbero minori tipo
Pippo, Minnie o Pluto.
Ma come fa a costare tanto un semplice Archimede?
Sara meglio ripiegare su qualcosa di meno famoso.
E perché non Braccio di Ferro?
Altra botta. Ma davvero queste sono le condizioni? 
E Linus? E Charlie Brown, Snoopy? Non sono neanche disponibili!
Vediamo un po' il nostro manager  come si fruga nella memoria e  chiede  qualche idea alla moglie, al figlioletto, al nipotino.  
Loro forse saranno più al corrente di lui che legge solo Il Sole 24 Ore.
Il nipotino dice che a lui piacciono solo Bruce Lee e Rocky. 
Qualcuno in ufficio suggerisce i Puffi, un altro, che legge fumetti, Asterix. 
Si passerà poi ai vari Garfield, Holly Hobbes, Gatto Silvestro e via dicendo, esplorando prima il mercato americano, poi le mitologie cartoonistiche orientali, dal Giappone aTaiwan
Si scoprirà che molti personaggi sono utilizzati, impegnati, ingaggiati,
contesi, opzionati: gli altri saranno irrimediabilmente orrendi.
Incredibile. 
Chi l'avrebbe detto che una semplice cosa disegnata sulla car-ta avesse dei costi così grandi?
Il seguito della vicenda vede l'adattamento del nostro imprenditore all'idea
che una creazione ha una proprietà ben definita e quindi un costo di utilizzo
e dei limiti di sfruttamento. 
Si adatterà a trattare con l'agente fiduciario del personaggio e fará gravare i costi sui ricavi. 
Imparerà anche a fare attenzione ai contratti, alla scadenza del periodi di utilizzo, ai co-diritti, per cui non potrà decidere che il personaggio acquisito per il punto vendita trasvoli improvvisamente su un prodotto cartaceo da libreria, e non si sognerà di proiettarlo in TV, se non avrà un contratto che preveda questo media.
A una cosa sola non avrà pensato: a farsi fare un personaggio su misura
per il suo prodotto. 
Ancora una volta il luogo comune non rende.
Il personaggio noto sul mercato internazionale, in un solo caso ha un utilizzo positivo: qualora sia adottato da una multinazionale, da sempre, e per tutti gli eventuali prodotti di una linea, e che in seguito questa stessa linea giunga sul mercato nazionale.
È necessario che l'imprenditore che opera sul mercato italiano si convinca che un prodotto nuovo ha bisogno di un'immagine nuova, o quanto meno adeguata e che il personaggio studiato appositamente si adatterà perfettamente a ciò che occorre dire, parlerà italiano a un pubblico italiano. 
Non ci saranno sorprese. 
Non lo si incontrerà su un prodotto diverso, magari in contrasto col nostro, appena oltrepassato il confine. Non assisteremo al suo riutilizzo, magari deformato, se decideremo di interromperne l'utilizzo.
Esistono in Italia molti autori in grado di creare personaggi originali, perfettamente adatti, come un vestito fatto su misura da un buon sarto, al lancio di un prodotto. 
La strada di penetrazione sul mercato e nell'immaginario lo faranno
poi insieme, prodotto e personaggio, e quando saranno entrati nella memoria
del pubblico essi saranno divenuti indissolubili, un'immagine richiamerà inevitabilmente l'altra, il cartoon funzionerà da richiamo, da eco, da veicolo, da rassicurante conferma.
Non ci saranno crisi di adattamento e di identità, inevitabili nei trapianti su
pubblico diverso da quello d'origine, nè deformazioni o crudezze grafiche nate in altre culture e inaccettabili per noi. 
Il personaggio si amalgamerà perfettamente e, dopo qualche tempo, assumerà la funzione di marchio.
E la sorpresa dell'imprenditore sarà grande quando si accorgerà che tutto
sommato, pattuendo prima l'impegno di ricerca e il contratto di cessione e investendo oculatamente nel tempo la programmazione di lancio, i costi e i risultati
saranno di gran lunga più soddisfacenti del banale acquisto di diritti di qualcosa
da appiccicare in sovrappiù, come corpo
estraneo.

Grazia Nidasio

( testimonianza trascritta dalla mostra PAF- Pubblicità a Fumetti 1987) 

Purtroppo un anno dopo, nel 1988 il PMB fini di raccontare le sue storie per sempre. Cosi' ne parlò sempre la Nidario.

“Naturalmente, come tutte le cose vive, anche le avventure di Piemmebì hanno avuto un’evoluzione, un arco di durata, tensione, climax, fino a iniziare la curva discendente. Può darsi che, a un bel momento, l’idea abbia mostrato una certa stanchezza, ma la mia sensazione è che il suo arco di vita non si fosse ancora del tutto concluso.”

 






Nessun commento:

Posta un commento