Diceva l’oste al vino: tu mi diventi vecchio, ti voglio maritare con l’acqua del mio secchio. Rispose il vino all’oste: fai le pubblicazioni, sposo l’Idrolitina del Cavalier Gazzoni. Una filastrocca in rima, semplice e indimenticabile, stampata sul lato della confezione gialla e rossa. È forse uno dei casi più emblematici in cui la poesia si è fatta pubblicità, trasformando un preparato chimico in un marchio popolare, un oggetto familiare della tavola italiana per oltre un secolo.
Idrolitina nasce a Bologna nel 1901 grazie all’intuizione del Cavalier Arturo Gazzoni, oste, imprenditore e visionario. La sua formula, basata su bicarbonato di sodio e acidi organici, trasformava l’acqua del rubinetto in una bibita effervescente, alternativa domestica alle acque minerali frizzanti. Un piccolo spettacolo casalingo: versare la polvere, vedere sprigionarsi la schiuma, tappare in fretta la bottiglia per non perdere l’effervescenza. Un rituale che segnava l’inizio della festa a tavola, capace di far dimenticare il sapore di cloro e restituire freschezza.
La forza del marchio non risiedeva soltanto nella formula, ma soprattutto nella comunicazione. Gazzoni comprese l’importanza di un packaging memorabile: il giallo brillante della scatola, i bordi rossi, gli stemmi ufficiali che vantavano il titolo di “fornitore della Real Casa” e persino del Vaticano, il simbolo della Salus, e soprattutto quella poesia che rimaneva impressa come un jingle. Un “poema pubblicitario” che non costava nulla e valeva più di mille cartelloni. L’Idrolitina entrò poi nel Carosello, con spot in cui Aurelio Fierro prestava la sua voce, con slogan come “È arrivato il signor Pietro”, con concorsi a premi in gettoni d’oro. Tutto contribuiva a renderla non solo un prodotto, ma un pezzo di cultura popolare.
La concorrenza non mancò. Negli anni Sessanta Ferrero provò a lanciare la “Cristallina”, un prodotto effervescente simile, con la medesima promessa di rendere gassata l’acqua del rubinetto. Ma la potenza della tradizione e della comunicazione dell’Idrolitina fu imbattibile: la Cristallina non riuscì mai a scalzare il primato della scatolina gialla, e rimase un tentativo isolato, presto dimenticato. Il marchio di Gazzoni restò sinonimo stesso di acqua frizzante fatta in casa, un caso raro di prodotto che si identifica con la categoria.
Oggi, dopo più di un secolo, Idrolitina è ancora in commercio, seppure in una nicchia nostalgica. Il marchio è passato negli anni Duemila a Prontofoods, la stessa realtà che produce Ristora, e mantiene una confezione fedele all’originale. Sul fianco della scatola resiste la filastrocca, a ribadire la forza di un linguaggio che ha attraversato epoche e generazioni. In un mondo di gasatori domestici e bottiglie di plastica, Idrolitina prova a rinnovarsi sottolineando temi di sostenibilità: meno imballaggi, meno sprechi, più efficienza.
Ma al di là della sua sopravvivenza commerciale, Idrolitina resta un’icona della pubblicità italiana. Un esempio di come la semplicità poetica, la forza del colore, l’autorevolezza istituzionale e l’uso sapiente dei media abbiano trasformato una miscela di bicarbonato e acidi in un mito nazionale. Ancora oggi basta citare la poesia dell’oste e del vino per evocare un sorriso, un ricordo, una bottiglia che frizza sul tavolo della domenica.
Nessun commento:
Posta un commento